Non solo centro o area portuale, a San Benedetto del Tronto l'arte è in ogni angolo
No cluster bombs
Il 30 maggio 2009, nell’ambito delle iniziative del “Festival della Pace” promosso dall’Amministrazione comunale, è stata inaugurata un’opera dell’artista Carlo Gentili che ha dipinto e decorato la rotatoria a nord dello stadio Ballarìn realizzando un’opera sul tema delle “cluster bombs”, i terribili ordigni colorati che attirano la curiosità dei bambini, i quali ci giocano e ne vengono uccisi o mutilati, a migliaia, nei vari teatri di guerra del mondo.
Nel 2008 furono firmati, prima a Dublino, poi ad Oslo, trattati internazionali per la messa al bando di queste armi. I trattati furono sottoscritti da 94 Paesi, non firmati da 100: e l’opera di Gentili contiene 94 specchietti, 100 interspazi, e i nomi Dublino e Oslo.
Opera unica al mondo nel suo genere, ha ottenuto l’apprezzamento ufficiale della Presidenza della Repubblica italiana, delle Presidenze di Camera e Senato, degli ambasciatori di Irlanda e Norvegia in Italia.
La Sibilla
Realizzata nel 1978 dallo scultore Giuseppe Marinucci (Ascoli Piceno, 1925 – 1981) ed appartenente quindi all’ultima fase della sua produzione artistica, la “Sibilla” è stata donata dal figlio Giacomo al Comune insieme ad un’altra opera, “La Farfalla”, esposta alla Palazzina azzurra in occasione della mostra dedicata all’artista lì svoltasi nell’agosto 2008.
Collocata all’inizio del riqualificato viale Alcide De Gasperi e valorizzata da suggestivi giochi di luce e di “acqua atomizzata”, la “Sibilla” è alta circa due metri ed è stata realizzata, come la “Farfalla”, assemblando materiali ferrosi di recupero che danno vita alla rappresentazione suggestiva della mitologica figura che ha affascinato generazioni di artisti e che dà il nome ai monti che caratterizzano il Piceno.
“Giuseppe Marinucci – scrive il critico Armando Ginesi – è stato un manipolatore straordinario della materia, capace di sintonizzarsi con essa per rintracciarne ogni potenzialità dialogica attraverso cui dare voce ai sentimenti”.
I bambini della guerra
In piazza Bambini del Mondo, su cui si affaccia il Municipio, anzi proprio su una parete del Palazzo comunale, colpisce l’attenzione una scultura di Ugo Nespolo intitolata ”I bambini della guerra”. Si tratta di un grande disco di bronzo del diametro di tre metri che raffigura, in un rilievo dai mille colori nell’inconfondibile stile del maestro torinese, un bambino e una bambina alle cui spalle sorge un sole. L’opera è la riproduzione di una medaglia d’argento che Ugo Nespolo ideò per Luciano Pavarotti e per la sua manifestazione ”Pavarotti & friends” che si svolge ogni anno a Modena. Il ricavato fu destinato a ”War Child”, l’associazione internazionale che difende, protegge ed aiuta le più deboli ed indifese vittime di ogni guerra nel mondo: i bambini. Quell’anno, era il 1999, i fondi furono destinati ai bimbi del Guatemala. L’opera costituisce il completamento dell’arredo della Piazza dopo la realizzazione del parcheggio interrato, della fontana sovrastante, della decorazione della parete dell’auditorium con un’altra opera artistica, quella di Gianni Contri. D’altronde una scultura che ha per tema i bambini non poteva che trovare spazio in questa piazza, che l’Unicef volle dedicata proprio a tutti i bambini del mondo con una cerimonia che si svolse nel 1993.
Il monumento dell’emigrante
Collocato sulla parete esterna del nuovo auditorium comunale, in piazza Bambini del Mondo, il “Monumento all’emigrante”, bassorilievo opera dell’artista Gianni Contri, è dedicato a coloro che, in ogni tempo e ogni luogo, lasciano la loro terra d’origine per cercare lavoro e realizzazione altrove. “L’allegoria centrale rappresenta i mestieri tipici dei nostri padri e nonni – spiega l’artista – ma grande importanza va data ai due pannelli laterali, alle tante mani che in essi si cercano e si stringono a simboleggiare pace ed amicizia”. L’opera è stata realizzata dopo 32 fusioni e 71 microfusioni, utilizzando 500 chili di bronzo, 986 grammi d’oro e 860 d’argento. Una mano spunta dal bassorilievo: l’invito a stringerla è rivolto a tutti coloro che vogliono testimoniare il valore della solidarietà e dell’aiuto reciproco, beni preziosi per ogni emigrante.
Il Monumento all’emigrante è stato inaugurato nel 1999, in occasione della IV Conferenza regionale sull’emigrazione svoltasi appunto a S. Benedetto.
La famiglia del pescatore
Sorge dinanzi al nuovo Municipio, lungo viale de Gasperi. L’opera in bronzo, dello scultore offidano Aldo Sergiacomi, è dedicata alla famiglia del pescatore.
L’uomo sorregge sua moglie e suo figlio e il messaggio è chiaro: la sua fatica, il suo affrontare quotidianamente il rischio del mare è legato unicamente alla necessità di garantire il sostentamento della sua famiglia.
Un doveroso omaggio alla tenacia dei pescatori, alla forza fisica e morale di una categoria che ha fatto la storia e anche la fortuna di questa città.
E la pietra gridò
Il monumento dedicato al gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, realizzato per il Comune dall’artista Marcello Sgattoni, è collocato nella piazza, anch’essa intitolata al generale assassinato dalla mafia nel 1982, su cui si affaccia l’ex Palazzo di Giustizia, ora sede della Scuola secondaria di primo grado “M. Curzi”. Alta 2 metri, larga 2,85 per un peso complessivo di 13,5 quintali, l’opera raffigura la fiamma simbolo dell’Arma. La figura è composta da un anima in acciaio ricoperta di bronzo fuso sulla quale si innestano ben 600 pietre di fiume, scelte una per una da Sgattoni che poi le ha tagliate per dare loro la forma di bocche gridanti. “… e la pietra gridò” è infatti il titolo dato dall’artista che si è ispirato ad una frase del Vangelo di Luca: “Se non direte la verità grideranno le pietre”. Quella verità, ma anche quel bisogno di libertà e di giustizia, in nome delle quali Dalla Chiesa ha dato la sua vita.
Il monumento a Salvo D’Acquisto
Inaugurata nel 1996 in occasione del raduno regionale dell’Associazione Italiana Carabinieri, la stele realizzata dallo scultore Francesco Lucidi è l’omaggio della città al vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, insignito di Medaglia d’oro al valor militare alla memoria per i fatti del 23 settembre 1943 che lo videro eroico protagonista.
E’ una scultura in bronzo alta 8,5 metri collocata su un basamento di marmo sui cui è posta la targa che ricorda il sacrificio del sottufficiale del Carabinieri. Nelle vicinanze si trovano due strade intestate ad altri due carabinieri caduti nell’adempimento del loro dovere, Ciriaco Carru e Walter Frau.
Francesco Lucidi è nato a San Benedetto del Tronto nel 1950 e si è laureato in sociologia presso l’Università di Urbino. Ha iniziato l’attività di scultore nel 1977 perfezionando la sua tecnica grazie all’esperienza maturata nel suo studio – fonderia e ai numerosi periodi di aggiornamento trascorsi negli Stati Uniti.